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L’abito della Sposa: ricami ed epifanie di un’epoca tanto amata

Dal 21 ottobre al 9 novembre, presso il Teatro LA COMETA di Roma, potrete godere di una commedia che porta con sé il fascino di un tempo andato, di un modus lavorandi ormai perduto e di mentalità superate. Siamo nell’Italia del 1963 (Kennedy visita l’Italia, La Loren sposa Ponti e tutti parlano della relazione tra Teddy Reno e Rita Pavone) e Lucio (Pino Strabioli) ha seguito le orme del padre: è un sarto di abiti militari. Nunzia (Alice Spisa) è invece una ricamatrice alla quale Lucio è costretto a chiedere una mano per esaudire la richiesta di un capitano: cucire l’abito da sposa di sua figlia. Il sarto irascibile e schietto dovrà dunque confrontarsi con la timidezza della taciturna ricamatrice. Chiacchiere, confidenze e confessioni attorno all’abito della sposa… osservatore ed evocatore non parlante. Le canzoni di Rita Pavone (che Lucio ammira moltissimo) accompagneranno queste due anime apparentemente molto diverse ma in fondo accomunate dalle stesse necessità. Pino Strabioli non ha bisogno di presentazioni. È stato diretto da Patrick Rossi Gastaldi, Paolo Poli, Ugo Gregoretti, Marco Parodi, Sergio Vecchio, Pupi Avati, Citto Maselli; ha lavorato fra gli altri con Gabriella Ferri, Franca Valeri, Piera Degli Esposti, Marina Confalone, Sandra Milo, Anna Mazzamauro. È un maestro: attore, autore, conduttore televisivo. È circondato da un’aura che sa di atmosfere passate, pregna di vero talento, di buone maniere e grande levatura morale. Alice Spisa è stata vincitrice nel 2013 del Premio Ubu come Nuova Attrice Under 30. Ha studiato a Londra con Giles Foreman e Liana Nyquist e si è diplomata presso la Scuola del Teatro Stabile di Torino nel 2012. “L’abito della sposa” è di Mario Gelardi: regista e coautore di “Santos” (tratto da un racconto di Roberto Saviano), e de “La città di fuori”, (tratto da “La città perfetta” di Angelo Petrella), ancora regista e coautore insieme a Roberto Saviano di “Gomorra” (Premio “Olimpici per il teatro” come miglior novità italiana), spettacolo rappresentato in tutta Europa che ha visto anche varie edizioni straniere. La regia è di Maurizio Panici, fondatore e direttore artistico del Teatro Argot Studio di Roma dal 1984 al 2010, è dal 2011 direttore artistico di AR.TE’, Teatro Stabile di Innovazione di Orvieto. Lavora da sempre da un lato sullo studio del mito con la rivisitazione di testi classici e dall’altro sulla scoperta e valorizzazione di autori contemporanei. Tra i grandi testi ha diretto tra l’altro I giganti della montagna per Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, Tre sorelle con Pamela Villoresi, Processo a Gesù con Massimo Foschi, Antigone di Sofocle e Antigone di Anouilh, Sinfonia d’autunno da I. Bergman con Rossella Falk e Maddalena Crippa. Si è confrontato con testi contemporanei come Il custode dell’acqua dal romanzo di F. Scaglia con Maurizio Donadoni, La Maria Zanella di S. Pierattini con Maria Paiato (premio UBU per questo spettacolo), Cinema Impero di R. Cavosi (ancora con Maria Paiato e Mascia Musy) ma anche Un grande grido d’amore di J. Balasko, Marlene di G. Manfridi,  Al pie del Tàmesis-Appuntamento a Londra- del premio Nobel M. Vargas Llosa, Eva contro Eva di M. Orr. Negli ultimi anni ha dato vita alla Compagnia dei Giovani di Ar.Tè con i quali ha messo in scena Sogno di una notte di mezza estate e As you like it di W. Shakespeare. Questa commedia vi catapulterà dolcemente nelle atmosfere di un’epoca che tutti “evocano”, persino quelli che non hanno avuto modo di “attraversarla”. In una nota di Maurizio Panici si legge “Un profumo, un sapore, qualcosa di conosciuto ma nello stesso tempo inafferrabile: questo è il delicato scritto di Mario Gelardi, un testo che ci fa riscoprire un’età dell’innocenza, con piccoli scarti e virate improvvise”.

 

Evasione, ricordi, aria di un tempo che fa sognare.                                                                                   

 

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