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Mille e una Cenerentola. Illustrazioni, adattamenti, oggetti consueti e desueti

Cenerentola. Chiunque pensi di conoscerne la storia è invitato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, dove avrà la preziosa occasione di ricredersi scoprendone ben “Mille e una”. Fino al 31 gennaio 2013, questa star incontrastata dell’immaginario fiabesco è sotto lo scanner di linguisti, musicologi, sociologi e ogni genere di esperto di settore che vanno dal culturale al pop. Coniugando ambito scientifico e dimensione divulgativa, gli organizzatori della mostra, che proprio a testimoniare la multidisciplinarità del personaggio sono moltissimi, hanno intessuto un percorso che per ricchezza di materiali è degno dell’abito da ballo della (non più) povera Cenerentola. Proprio a passo di danza si apre la passeggiata nella fiaba: il costume di Elisabetta Terabust per il balletto di Prokof’ev è un’apparizione, dalla semplicità preziosa e leggera della veste bianca e argento, al lungo manto bordato di piume che la copre; seguono le illustrazioni che, da un’antica ieraticità, corrono veloci alla compostezza graziosa di fine ’700 per arrivare al galoppo alle grafiche contemporanee. La sezione dedicata ai manoscritti è altrettanto densa e curiosa e conta pezzi prestati anche da piccoli privati. Il trionfo di Cenerentola arriva di fronte all’omaggio di stilisti e designer; la moda, sedotta dal suo fascino, le ha dedicato un’attenzione quasi morbosa: gli abiti in mostra lo testimoniano, le scarpe firmate Salvatore Ferragamo sono il raggiungimento di uno status symbol. Proiezioni e montaggi creati ad hoc dagli studenti della Sapienza completano il percorso, e vissero tutti felici e contenti.

 

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