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Più libri più liberi

È necessario chiarire qual è il soggetto di riferimento?

Più libri più liberi è un dato di fatto: la fiera dedicata alla piccola e media editoria torna con quattrocento espositori, 60mila titoli, duecentottanta appuntamenti. Il programma è come sempre densissimo e accennare a qualcosa significherebbe essere più che parziali; come e più di ogni anno, è necessario dedicargli qualche minuto di lettura attenta e scegliere, sempre a discapito di qualcosa, quel che si vuole seguire. Più libri più luoghi è la novità di quest’edizione; una programmazione off che si articola come una vera e propria invasione di Roma e ha iniziato a diffondersi in modo epidemico attraverso incontri, workshop, conferenze e dibattiti, alcune settimane prima dell’inizio della fiera. Toccando cinquanta punti d’aggregazione fra università, scuole, biblioteche, librerie, caffè e teatri, e lavorando in collaborazione con La Sapienza, Tor Vergata, Luiss, l’Istituto Europeo di Design e l’Università degli Studi dell’Aquila, il plotone esecutivo “Più libri più”, porta a casa una vittoria. All’undicesima edizione, la fiera conferma il suo ruolo di esploratrice dell’altra editoria italiana, quella che si muove fuori dall’orbita dei grandi gruppi, trova la sua forza nell’indipendenza culturale ed economica delle proprie scelte e – nel secolo dell’intreccio e della contaminazione tra i media – è protagonista fondamentale e insostituibile nel coprire le innumerevoli forme della scrittura. In linea con lo spirito inclusivo dello slogan: “anche questo è un libro!”. Sarà impossibile, per i romani e per chi in città è solo di passaggio, non notare la presenza della manifestazione; il campo di battaglia è aperto, quel che resterà a evento chiuso saranno, unica eccezione a scontro finito, non perdite ma addizioni di sapere.

 

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