Carlo Caldara nasce a Milano negli anni sessanta, vive e lavora a Vigevano. Si laurea in medicina con specializzazione in odontoiatria e contemporaneamente frequenta la Scuola di Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e produce opere d’arte al tempo stesso affascinanti e inquietanti in quanto tutte portatrici di un messaggio planetario. Appena venticinquenne inizia ad esporre le sue opere in Italia e all’estero. Espone alla Triennale di Milano, a Palazzo Flangini a Venezia, a Palazzo del Senato e all’Archivio di Stato a Milano, in Cina a Pechino e a Shangai e a New York. A Roma, al Complesso del Vittoriano Ala Brasini, è presente in questi giorni con la personale “True Story”, curata da Claudio Strinati e da Luca Misiano, e visitabile fino al 30 luglio. Il progetto espositivo “True Story” si trasferirà poi dall’8 settembre all’ 8 ottobre alla Biennale di Venezia-Padiglione Nazionale Guatemala. Caldara lavora con il criterio della presenza simultanea di immagini e parole che sono frasi brevissime che hanno l’aspetto di sentenze. Le opere “True story” sono ispirate dal corto circuito che si è creato tra la realtà vissuta e la realtà virtuale, dei media, del web e dei social network. Secondo l’artista una storia per essere vera non ha bisogno di essere vissuta nel mondo reale, esiste una realtà virtuale che può essere ugualmente vera. Caldara utilizza un linguaggio semplice, quello visivo, e dà vita ad una mostra composta di due sculture, due istallazioni e 25 opere pittoriche che sono state create con l’uso della tecnica mista : fotografia e colori ad olio su dibond. E’ definito anche artista “sostenibile” per l’utilizzo dei materiali metallici e composti riciclati con cui lavora da parecchi anni e che immagina come schermi tecnologici che supportano le sue immagini evanescenti. Il Professor Claudio Strinati, curatore della mostra, afferma che è stato colpito dall’artista per la sua costante indicazione della vita come viaggio. Le immagini di Caldara molto spesso fanno riferimento a questo tema, sono immagini di città brulicanti di persone che fanno pensare alla nostra esistenza come ad un sogno, incubi metropolitani che ammoniscono a non illuderci che un sogno possa durare per sempre, torri su cui si legge l’incitamento a vivere comunque nella prospettiva dei desideri.