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Caro 2020, siediti che ti devo parlare

Frida Kahlo non sapeva scrivere lettere d’amore. E non lo so fare neanche io “Caro 2020” che in modo così spietato e veloce mi hai insegnato il valore del tempo e a dare importanza alle cose e alle persone che contano.

Eppure, questo post è una lettera d’amore per te, solo per te, e sarà la prima e l’unica lettera “dolce” che scriverò mai a qualcuno. Non mi appartengono le parole smielate, i sentimenti strappalacrime, sono un’emotiva controllata io “Caro 2020”. Sono una donna razionale poco romantica che cerca, in questo preciso momento, le parole da dedicarti, provando a metterle in fila su una pagina bianca che, probabilmente, si perderà in rete tra milioni di altre. Mentre provo a ricordare chi e cosa quest’anno ha fatto per me la differenza, cerco le parole con cui iniziare a scriverti. Le parole, come mi ricorda Nanni Moretti, sono importanti.

Caro 2020, quest’anno non è stato un anno facile, sotto nessun punto di vista.

Eppure i miei primi 2 mesi sono stati veramente cool. Ricordo io e F. a ridere e perderci a Istanbul a Capodanno, le fughe verso città sempre diverse per poter incontrare D. di cui mi ero innamorata (follemente e irrazionalmente), i sopralluoghi e gli eventi organizzati con E. in giro per le boutique di Roma, i progetti condivisi con G. pensando di girare Napoli e l’Italia alla scoperta di luoghi misteriosi in cui perderci, i dj set con E. alla Coffee House di Palazzo Colonna, ricordo gli aperitivi e le cene fatte sempre fuori casa 3/4 volte a settimana con P., S., L., F., G., C., E., i live al Valentyne ogni giorno con artisti sempre diversi di swing e le chiacchiere mattutine al telefono da Londra ogni giorno con M. Ricordo che tornavo a casa solo per cambiarmi e per dormire ed ero felice.

Dal 9 marzo la mia vita è cambiata improvvisamente. Per quasi 3 mesi sono rimasta bloccata tra le mura di casa. Sola. Senza famiglia, senza amici, senza abbracci, senza baci, senza D. E paradossalmente, in questo isolamento forzato, non ho mai perso la mia serenità e il mio equilibrio. Ho scoperto “Caro 2020” che sono più forte di quel che sembra. Nelle situazioni difficili mi adatto e reagisco. Ho imparato in poco tempo a valorizzare il mio tempo, a dargli nuovi significati e mi sono conosciuta. Ho letto, disegnato, fatto sport, preso il sole sul terrazzo, montato mobili e dondoli, mi sono presa cura delle piante senza farle morire, ho discusso con D. fino a separarmi da lui, ho avuto giornate piene dell’amore dei miei amici, ho pianto, ho scoperto la malattia di L., ho parlato di tutto con G. che da Sorrento non mi ha mai lasciato sola, ho festeggiato il compleanno da sola dondolandomi ore sotto il sole e rispondendo a messaggi e a telefonate, ho lavorato a nuovi progetti, ho cucinato e ascoltato musica e ho immaginato di andare ovunque dopo il 18 maggio. Ricordo che uscivo di casa solo per andare al supermercato ed ero felice.

Da maggio ad oggi, martedì 29 dicembre, ho cercato di fare più cose, ma in maniera selettiva, dando valor al mio tempo. Sono diventata più responsabile sai? Sono stata al mare, al lago ed in montagna, non sono stata ad Ibiza, mi hanno parlato di tumori sospetti, ho conosciuto la paura, ho rivisto dopo mesi la mia famiglia, ho fatto il primo evento post covid a Roma il 1 giugno grazie a A. e M., ho conosciuto H. (l’uomo delle mele) che mi ha insegnato che ci sono incontri che ti obbligano a vedere le cose con occhi diversi, ho conosciuto nuovi amici R., C. e V., ho perso vecchi amici, ho abbracciato curiosa tutto ciò che mi metteva in difficoltà e che mi offriva una possibilità di crescita, ho lavorato con S. scoprendo il valore del lavoro di squadra, ho abbandonato le mie zone di comfort, ho ricevuto lettere e libri (tanti), mi sono fatta nuovi tatuaggi, ho scoperto le serie tv su Netflix, fatto yoga, sono stata in una Venezia vuota dalla bellezza malinconica , sono impazzita per i tarocchi, Monsieur mi ha regalato un mazzo di tarocchi, sono stata in Umbria in campagna (io!) e sono stata adottata dalla famiglia di L., ho ritrovato D. dopo mesi e mesi di assordante assenza, sono salita su di un palco arrossendo e consegnando un premio ad una persona della cui amicizia vado orgogliosa, ho cercato gli “aspettami qui” in giro per Napoli con G., ho desiderato “altro” e non sono mai stata zitta neanche quando dovevo farlo (imparerò). Ricordo che ora esco di casa solo quando ho voglia e sono felice.

Caro 2020, non ti ho detto la cosa più importante. Ho preso un gatto e l’ho chiamata Itaca. Non mi sono mai presa cura di qualcuno prima d’ora. Ho deciso di iniziare a farlo con lei. E questo lo devo a te. Senza te e quella persona che io ora sono diventata Itaca non ci sarebbe mai stata.

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